Quello di un attore come Ray Liotta non è il profilo che di solito salta fuori quando si tratta l’argomento del Fantasy. Anche se Ray non si è soltanto sciacquato la faccia nel mare della fiction fantastica, in film come L’Uomo dei Sogni (Robinson,1989) ma si è anche immerso dentro, con il fanta-distopico Fuga da Absolon; o le fanta-commedie dei Muppet Show, e non tutti si ricorderanno il Fantasy classico tratto dal videogioco Dungeon Siege, modesto rpg stile Diablo. Nel film in questione, intitolato In The Name of King (2007), Liotta ha partecipato insieme a Jason Statham nel ruolo di Gallian, Stregone a capo di un orda di simil Uruk-Hai (i Krug) in una atmosfera influenzata – con le dovutissime proporzioni – da Tolkien, Dungeons & Dragons e Diablo.
Amanti del Fantasy e non se lo ricorderanno però per il suo ruolo più riuscito, Quei Bravi Ragazzi, film che racchiude tutte le sue qualità come interprete e professionista: la sua forza espressiva, l’eleganza e quei suoi modi fanciulleschi; quel modo di ridere che non ha mai perso, neanche in età matura, che si potrebbe definire “buffo” anche paradossalmente è lui ad appellare così Joe Pesci nella nota scena nel locale. Quasi alla fine della sua carriera si è ritrovato in queste stesse atmosfere ne I Molti Santi del New Jersey, il sequel della serie tv che molto deve a Quei Bravi Ragazzi essendogli legata come da un filo invisibile: I Soprano. I suoi ruoli hanno preso un’ottima piega anche nel sottovalutato Abuso di Potere (1992), Hannibal (2001) e poco dopo in Blow, o nel più recente Storia di un Matrimonio (2019), dove Ray Liotta si destreggia alla grande in un ruolo per lui insolito. Non solo un “bravo ragazzo” di Scorzese, ma un eterno ragazzo del cinema, che forse ha avuto una carriera fin troppo asciutta per le sue capacità singolari.
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