The Witcher – la Congiunzione delle Sfere e altri elementi “science & sorcery”

Vi sono vari elementi nella saga di Geralt di Rivia di A. Sapkowski che rimandano a un certo tipo d’immaginario che ritengo possa essere inserito nel termine “science & sorcery”. In particolar modo il tema della creazione del mondo di “The Witcher” e le origini più antiche del Continente.

La conformazione del mondo e la suddivisione geopolitica è tipica del filone fantastico medievale, come è elemento noto, con un particolare accento sul folklore e sulle leggende della Polonia e dell’Est Europa, terra natia dell’autore. La Congiunzione delle Sfere invece evoca atmosfere tipiche dell’anarchico e sconfinato fantasy anni ’70 di cui Michael Moorcock ne è la penna più famosa. Anni particolari con un’atmosfera del tutto loro, da cui nacquero opere come il ciclo di “Dune” di Frank Herbert, la psichedelia e la visione tornano ad acquisire un’importanza centrale nell’immaginario creativo del fantastico e della fantascienza. Da considerare anche le nuove scoperte scientifiche e la fascinazione culturale per la scoperta di nuovi mondi, sebbene già Giordano Bruno, giusto per scomodare un nome qualunque, parlasse e scrivesse di multiverso, per farla breve.

Ricordo anche il personaggio di Astolfo che si reca sulla Luna e che compie imprese quasi riconducibili a un certo immaginario fantascientifico o per lo meno fantastico, nelle corti rinascimentali era già presente questo tipo di fascinazione, grazie anche alla riscoperta di opere greche che a loro tempo esprimevano il desiderio umano, spesso visto come hybris, di trascendere questo piano di conoscenza e di percezione, di andare oltre, sempre nell’ottica di una mortalità imprescindibile e di un senso di rassegnazione nei confronti del Fato e delle divinità.

Con il Rinascimento abbiamo scoperto che l’uomo poteva essere padrone del proprio destino, anzi, doveva. Da quest’assunto si è passati a considerare l’umanità, nel Novecento, come possibile colonizzatrice di altri mondi.

Sapkowski ci parla di sfere. Pianeti, forse? Qualcosa di più sottile e diverso. In parte si tratta di mondi, intesi nel senso moderno di astri. In parte la Congiunzione delle Sfere, che sarebbe più corretto chiamare collisione, commistione, fusione delle Sfere è qualcosa che ha a che fare con il tema del multiverso e delle realtà che si sovrappongono l’un l’altra.

Alcuni studiosi, nel mondo di “The Witcher”, s’interrogano e si sono interrogati nel corso della storia sulla natura di quell’evento. L’universo di Sapkowski è, di chiara ispirazione moorcockiana, governato da forze contrapposte, non si parla mai chiaramente di Legge come in molte opere di Elric o di Corum, ma certamente si parla di Caos. Pare che dove il Caos si addensi, si concentri, in un particolare punto del mondo lì può avvenire l’apertura di un portale magico, la Congiunzione delle Sfere non è stato altro che l’intervento del Caos e ha aperto nel Continente diverse porte da cui sono arrivate creature da altri mondi. Anche se non si è certi di quanto sia responsabile il Caos e se l’evento possa essere replicato da un potente stregone o da una qualche entità, non si sa se è qualcosa di manipolabile o meno.

Corretto è considerare che in racconti non canonici usciti in Polonia e ambientati nel mondo di “The Witcher” gli elfi riescono ad aprire un portale e a provocare una sorta di Congiunzione delle Sfere, nel corso della lunga storia del Continente, in un luogo che successivamente sarà chiamato Mar Pazzo, appunto per la concentrazione di Caos e di mostri marini lì presente. Canonicamente sappiamo che la Congiunzione delle Sfere ha portato sul Continente gli uomini, gli elfi, e moltissime creature mostruose e pericolose che i Witcher cacciano, che sono poi il fulcro, insieme alla guerra d’invasione dell’Impero di Nielfgaard e la storia della principessa Cirilla di Cintra, della trama della saga.

Il mondo era abitato prima solamente da nani e gnomi, che vivevano fondamentalmente in pace. Successivamente sono giunti gli elfi con le loro navi bianche e dopo la Congiunzione delle Sfere gli uomini, che sappiamo aver lasciato la loro Sfera distrutta e in rovina, quindi la saga di Geralt di Rivia potrebbe anche svolgersi in un ipotetico futuro effettivamente post apocalittico nel senso vero e proprio del termine per la razza umana. Qualcosa di molto simile al ciclo di Shannara di Terry Brooks.

Molto interessante è fare un parallelo tra la storia del Continente di “The Witcher” e la storia mitica celtica dell’Irlanda. Gli elfi hanno insegnato la magia agli uomini, che hanno conquistato quasi tutto il Continente, relegando il popolo elfico in un piccolo territorio lontanissimo. Secondo la mitologia celtica i Tuatha de Danann, la gente fatata che abitava l’Irlanda, sarebbero stati scacciati sottoterra in alcune versioni, da popoli invasori molto simili agli uomini nella saga di Geralt di Rivia, i Milesi. Discendenti della Scizia, si spostarono prima in Egitto, per poi stabilirsi in Europa, in Spagna, e tentare una prima fallita invasione da parte di uno loro dei loro re, Ith, per vendetta otto figli di Galamh, nipote di Ith, e nove fratelli di quest’ultimo durante la festa di Beltane, che si celebra tra l’equinozio di Primavera e il solstizio estivo, attorno al primo giorno di Maggio, sconfissero i Tuatha de Danann e ne presero la città Tara facendone la loro capitale. La dea Eriu sostenne con il suo consiglio i Milesi, l’Irlanda è chiamata Eire appunto in onore della divinità.

Interessante è il parallelo linguistico tra Aen Seidhe, gli elfi del Continente, e la parola Sidh celtica. Sta a indicare un luogo molto simile all’oltretomba, ma senza la distinzione tra Inferi e Campi Elisi, tra Inferno e Paradiso, è una realtà parallela alla nostra dove regna la pace e la quiete.

In molti testi medievali Sidh sta a indicare un senso di lontananza, verso ovest, oltre l’orizzonte del mare, oppure sotto laghi e fiumi e piccoli corsi d’acqua, dove il popolo fatato d’Irlanda vive in sontuosi palazzi di cristallo, oppure sottoterra, dove sono stati scacciati i Tuatha de Danann dai Milesi. In tutte le versioni è l’acqua il mezzo per raggiungere la dimensione del Sidh, un tipo di simbologia che nell’esoterismo trova dei riscontri, delle conferme, anche tra gli alchimisti più recenti e vicini a noi storicamente individuano nell’acqua un mezzo per comunicare con altre creature da altri mondi, per non parlare poi di tutto l’immaginario lovecraftiano che fa dell’acqua e degli abissi oceanici un vero e proprio collegamento con lo sconosciuto nel senso più inquietante del termine. Gli elfi nel Continente sono stati esiliati, nascosti, scacciati, proprio come i Tuatha de Danann. Esistono anche gli Aen Elle, che vivono in un altro mondo, detti anche popolo degli ontani. Ciri li incontra nel romanzo “La Signora del Lago” (che ha un chiaro riferimento alla Dama del Lago del ciclo arturiano, anzi, è proprio quel personaggio, Ciri diventa il centro di gravità di tutti i miti e le storie dell’immaginario folklorico gaelico, mentre Geralt di Rivia si occupa nel suo ruolo di Witcher a uccidere i mostri del folklore slavo). La fanciulla attraversa un portale magico che si trova nella Torre della Rondine.

La magia è quindi un risultato della Congiunzione delle Sfere? Si e no. Sono gli elfi i possessori della conoscenza magica, tuttavia la magia è connessa con il Caos. La Congiunzione delle Sfere pare essere opera del Caos, quindi, in un certo senso, ogni portale magico è una sorta di apertura, di squarcio, dentro allo stesso mondo, oppure tra una dimensione e un’altra.

Il viaggio tra mondi sebbene sia un argomento ormai abusato e la tematica del multiverso ha forse perso gran parte del suo fascino, proprio per la saturazione mediatica a cui è stata sottoposta. Ebbene, tralasciando quest’ultimo elemento di abuso narrativo del multiverso e di a volte escamotage o deus ex machina per risolvere impicci di trama, è secondo me molto poetico e puro l’approccio della saga di Geralt di Rivia a questo tema, non stona con il worldbuilding, lo impreziosisce. Ad aiutarci nell’interpretazione del fenomeno della Congiunzione delle Sfere vi sono documenti tratti dai videogiochi, uno in The Witcher 2 parla di quest’evento come due barche che si scontrano, se la memoria non m’inganna, e l’equipaggio delle due imbarcazioni si mescola, cadendo da una barca all’altra. Si tratta di una spiegazione semplice di un fenomeno complesso. Come del resto lo è la magia, molto spesso in questa saga viene sottolineato, dai maghi per l’appunto, quanto il Caos e il saperlo incanalare in incantesimi siano sapienze dall’approccio molto più scientifico e razionale di quanto si possa immaginare. Qualcosa di molto pratico, ma anche molto complesso. La Congiunzione delle Sfere del resto ha portato nel Continente mostri che creano problemi molto pragmatici, dalla risoluzione a volte pacifica, a volte a fil di spada. Il ruolo dello Strigo, del Witcher, è quello di fare da mediatore tra le creature umane e non umane, sebbene i più estranei al Continente siano proprio gli uomini, invasori di un luogo fatato.

La trasmutazione da essere umano a Witcher è un altro elemento molto interessante e che presenta corrispondenze con l’alchimia e soprattutto quasi con una chimica dal sapore fantascientifico. Il fine ultimo dell’alchimia medievale, da un punto di vista simbolico, ma che qui possiamo interpretare e applicare concettualmente alla lettera, è quello di creare una creatura perfetta, un essere androgino, che abbia le caratteristiche del maschile e del femminile inteso come forze ed energie del Sole e della Luna, del razionale e dell’irrazionale, dell’umano e del mostruoso, potremmo affermare nel caso della figura del Witcher. Nel caso di Geralt la mutazione gli ha trasformato gli occhi conferendogli una natura ferina, ha le pupille verticali come quelle di un felino. La trasformazione in Witcher oltre ad essere un trattamento molto pericoloso e che porta nella maggior parte dei casi alla morte è un vero e proprio esperimento che ricorda le atmosfere positiviste del Frankenstein di Mary Shelley.

Se non è il tentativo di creare un essere immortale è di sicuro il tentativo di creare un tramite tra la vita e la morte, in questo caso rappresentata in senso molto pratico dai mostri, intesi come pericolo per l’esistenza degli umani più pacifici, esistono anche loro oltre a una moltitudine di guerrafondai e doppiogiochisti nella saga di Sapkowski.

La volontà di creare ad arte, con la sapienza delle erbe miste ad altri mutageni, un guerriero superiore alla norma è senza dubbio di derivazione positivista e quasi oltreomistica potremmo affermare, era il sogno più o meno Romantico di una generazione di scienziati vissuti nella seconda metà dell’Ottocento, per poi evolversi, o forse involversi, nel concetto di Oltreuomo. Non è il caso di Sapkowski quello di presentare una banalizzazione e un guerriero idealizzato e perfetto, mette in luce tutte le contraddizioni del caso, si dice che i Witcher non abbiano emozioni, così come un superuomo dovrebbe essere, dovrebbe aver superato il bene e il male, invece sono talvolta più umani degli uomini, provano compassione addirittura per i mostri, loro che li dovrebbero uccidere.

Il compito del Witcher in realtà non è qualcosa di privo di emozioni, ma è qualcosa che unisce sentimento e ragione, è un mediatore, solo se necessario e se i mostri sono pericolosi vanno uccisi. Geralt si attiene a questo codice quando è possibile, ma egli stesso è guidato da innamoramenti, simpatie, sbaglia, soffre, si ubriaca, è un uomo anche lui, e piuttosto semplice, immediato, terra terra, sebbene sia arguto e scaltro nel farsi coinvolgere il meno possibile dai giochi di potere e dalla politica. La caratteristica che rende il Witcher superiore a un altro uomo è fondamentalmente fisica. I suoi sensi sono più acuti, la sua forza è maggiore, è più veloce, ha riflessi sovrumani per l’appunto, può aumentare le sue potenzialità con pozioni che ucciderebbero un uomo comune.

Il Witcher stesso è quindi un elemento che se fosse immerso in una cornice diversa non sarebbe molto dissimile da un anti eroe di fantascienza distopica, il tema del super soldato e del super guerriero, connesso chiaramente a quello del superomismo estetico, è abbastanza diffuso sia nella cinematografia sia nella letteratura di fantascienza. L’elemento che rende la saga di Geralt di Rivia così apprezzata è che la scienza e la stregoneria si fondono, i confini tra le due discipline si mischiano tra di loro, il tutto è permeato di un’atmosfera e di un’aura spudoratamente fantasy, ma che ha richiami a periodi storici della letteratura di questo genere in cui fantascienza e fantastico si mescolavano tra di loro, traendo elementi tra entrambi i generi per renderli nuovi e inventando diversi canoni, come già citavo la fantascienza epica di “Dune” o le opere di Michael Moorcock.

About Samuele Baricchi 5 Articles
Amo il fantastico poichè trovo in esso senso di libertà, di avventura, connessione con la natura, lo stesso che si percepisce tra i boschi e i campi della mia terra (Bassaluzzo, Alessandria). Coltivo anche le passioni e gli studi per la storia, la filosofia, la mitologia, il teatro antico, e la letteratura fantasy epica. Ho collaborato con Italian Sword & Sorcery e il giornale Hyperborea nell'inverno tra 2019 e il 2020 con un saggio breve su F. W. Nietzsche e Robert E. Howard, incentrato sulla figura dell'uomo dionisiaco e sulla contrapposizione tra Dioniso e Apollo ne "La Nascita della Tragedia". Ho scritto per AXIS Mundi e altre riviste online, svolgendoa anche il compito di newser. Alcuni racconti, come "Il Monaco e il Ronin" scritto a quattro mani con Caterina Franciosi, sono stati pubblicati da edizioni Scudo e sono stati inclusi in varie antologie.