Per chi ha conosciuto i romanzi della trilogia (e non solo) di Dragonlance, usciti nel 1988, per poi leggerli dopo circa dieci anni dalla loro uscita come il sottoscritto, (nel 97 o 98 circa) o si è mosso nell’ambientazione della stessa Dragonlance come giocatore, La Rosa del Profeta, primo atto di una trilogia Fantasy, rappresenta un appuntamento importante all’interno della collana degli Urania Fantasy. Il primo libro della trilogia della Rosa del Profeta non è l’unica uscita Urania Fantasy firmata Weis & Hickman, essendovi anche La Spada Nera, primo volume del Ciclo di Darksword. La Rosa del Profetta riveste una degna importanza anche perché rientra in quella parte della bibliografia dei due scrittori che è puramente letteraria, e non legata quindi ad ambientazioni di giochi o librogame.
Tranne alcuni casi, le saghe presenti negli Urania Fantasy (o magari anche oltre la collana), si muovono nei dintorni di una ambientazione classica non diversa dalle caratteristiche di Tolkien o Eddings, anche se naturalmente possono comparire delle peculiarità. Per fare degli esempi, La Saga di Dragonrealm di Richard Knaak è fortemente basata sui Draghi e anticipa alcune cose dei seguiti inoltrati di Dragonlance e di Warcraft, quella di Hawklan (Roger Taylor) è invece piuttosto nordica, così anche le saghe di Book of Years (Morwood) e Book of Isle (Springer) hanno entrambi elementi celtici, uniti nel primo caso a qualche citazione pseudo-nipponica, nel secondo invece a caratteristiche sentimentali e amorose. Tuttavia, questi esempi presentano ambientazioni del tutto classiche che alla fine chiudono il cerchio sempre verso Tolkien e Eddings. Margaret Weis e Tracy Hickman invece hanno sempre avuto il pallino di ricreare mondi quasi da zero (o almeno provarci) con nuove regole e impostazioni molto condizionanti, ed infatti qui si trova una ambientazione arabica, con atmosfere desertiche ed esotiche, dove compaiono più raramente elementi del Fantasy “classico”, ma sempre del tutto in minoranza rispetto a quelli “islamici”. Inoltre si trova una struttura precisa delle divinità e delle loro zone di controllo sia fisiche che extraplanari, similmente a come invece nel Ciclo di Darksword la regolamentazione del sistema magico in “competenze” la fa da padrona. Lo sforzo di creare nuove regole e un mondo originale senza snaturarsi troppo è sicuramente ammirevole, tuttavia capita purtroppo, almeno secondo un personale parere, di riscontrare delle incompatibilità o delle caratteristiche non sempre gradite nei romanzi di Weis & Hickman, spesso sopportate solo grazie ai buoni ritmi. Ne La Rosa del Profeta probabilmente si creano situazioni migliori rispetto al Ciclo di Darksword, nonostante questo sia in apparenza più appetibile. Rispetto ad ambientazioni di Dungeon & Dragons come Calimshan o Calimport, c’è un impegno maggiore nel dare origine ad una ambientazione “nuova e ricreata”. In quest’ultime ci si limita a mettere qualche nome “arabofono” o asiatico e a creare civiltà soprattutto umane e Halflings simil-arabiche o simil-persiane, tuttavia gli Elfi sono sempre “come Legolas“, i nani sempre “come Gimli” (o se volete rimanere in tema come Bruenor Battlehammer) e i Draghi sono sempre i Draghi. Qui la questione cambia, lo sforzo di fare qualcosa di “ricreato” è serio, non ci sono draghi, elfi o nani, ma divinità molto competitive, Geni (o Djin), creature della mitologia araba, predoni del deserto “alla Salgari”, Vizir, harem degni degli sceicchi, atmosfere simili a Le Mille e una Notte e città commerciali con i mercanti in situazioni simili alla “Kasbah”. Probabilmente non è il romanzo perfetto, ma secondo un parere personale , è possibile che valga maggiormente la pena proseguire questa saga rispetto a quella di Darksword, nonostante quest’ultimo abbia una ambientazione più classica e abbordabile. Il problema sorge però quando si deve capire se queste saghe “puramente letterarie” riescano a superare Dragonlance, ovvero una saga che è pur sempre “commissionata” e fatta in accompagnamento ai giochi, che nonostante i suoi palesi difetti, sembra ancora superiore, e questo, per quanto si ami Dragonlance, non è un buon segno. Per essere una saga di accompagnamento ad ambientazioni giocabili Dragonlance è un gran colpo ed è ovviamente molto buona, tutti adoriamo Dragonlance, guai a chi lo tocca, e tutto quello che volete, ma cerchiamo di essere realisti; una saga fatta su commissione non è creata per essere la migliore, e non deve esserlo, anche perchè Dragonlance, oltre ad essere per ragazzi (e facciamo finta che questo non sia un problema) per quanto buona rimane piena zeppa di difetti, escamotage e stiracchiamenti vari. Per ora tuttavia sospendiamo la “scomoda pratica”, e rimandiamo tutto a quando (se avverrà) si avrà una visione più completa sia di Darksword che de La Rosa del Profeta. Limitiamoci quindi a dire che se La Rosa del Profeta dovesse superare Dragonlance, sarebbe un ottimo risultato per un Fantasy “Esotico” e un giusto merito che darebbe un punto in più alla famosa coppia Fantasy Margaret Weis e Tracy Hickman.
Note
(Nessuna)