“A Paranormal…” (Avantasia, 2022) – Recensione

Alcune uscite discografiche sul calendario dell’Heavy Metal vengono segnate in rosso, e questo è decisamente il caso di quelle pubblicate dal supergruppo capitanato da Tobias Sammet, gli Avantasia. Nel recente Ottobre 2022 è uscito l’ultimo studio-album A Paranormal Evening with the Moonflower Society, disco promosso da quattro singoli e dalla durata complessiva di 54 minuti di musica. I Full Time Member dell’album in piena line up sono naturalmente Tobias Sammet (Voce e Basso) e Sascha Paeth (Chitarra e Tastiere). Felix Bonkhe degli Edguy è in tutti i brani alla batteria. Partecipano i soliti numerosi ospiti, un paio di questi per la prima volta in un disco degli Avantasia.

Su Tobias Sammet si potrebbe parlare a lungo, non solo perchè ha curato come sempre tutte le musiche e le liriche dell’album (aiutato da Sacha Paeth per le parti di basso), ma anche per le sue grandi qualità da Frontman. Il folletto di Fulda sembra poi particolarmente a suo agio con gli Avantasia, perfino rispetto agli Edguy e lui di questo non ne fa mistero. Sammet ha dichiarato in un paio di occasioni che l’inevitabile condivisione collettiva delle scelte artistiche è per lui una condizione di lavoro meno stimolante rispetto agli Avantasia dove invece ha tutto in mano. Inoltre l’obbligo di reinvestire tutti i guadagni per tutto ciò che occorre nel tour non permette, nonostante la fama e alcuni buoni risultati di vendita (Vainglory Opera, Theatre of Salvation tra questi), di consacrare gli Edguy ad una attività professionistica in senso pieno del termine. Con gli Avantasia invece la situazione è ormai diversa, nonostante siano gli Edguy la band che delle due è nata come progetto principale.

Lo stesso Sammet ha voluto rappresentare i suoi “demoni e fantasmi interiori” anche nell’Artwork in pieno stile Tim Burton, disegnato dall’artista Alexander Jansson. L’album ricco di ospiti si apre con Welcome to the Shadows, ma niente duetti nell’introduzione, che è eseguita dal solo Sammet come a presentare il disco, cosa che è avvenuta anche nel precedente e che probabilmente diventerà una tradizione. Una buona song dal pathos teatrale, anche se forse un po’ al di sotto dell’aspettativa. Segue The Wicked Rule the Night con la comparsa del primo ospite Ralf Scheepers, che da un ottimo contributo ad un brano molto veloce e cattivo. Kill the Pain Away prevede la presenza di un guest che non è tra gli abituali, ovvero Floor Jansen dei Nightwish. La canzone è dotata di un ottimo refrain, che conferma una nuova tendenza degli Avantasia verso una minore durata delle canzoni che si riconferma con The Inmost Light, arricchita dalla voce di Michael Kiske e dalla chitarra di Oliver Hartman che non è solo un ottimo singer come ben sappiamo. In Misplaced Among the Angels troviamo di nuovo Floor Jansen alla voce, che per la grande gioia di tutti ha annunciato circa un mese fa la guarigione dalla malattia. Nonostante la grande voce della singer olandese questo brano melodico a mio avviso non va oltre al compitino. Non la miglior traccia dell’album.

I Tame the Storm, cantata insieme a Jorn Lande, rialza un po’ il livello anche se non troppo. Il norvegese ex Ark e Millennium sembra leggermente meno ispirato del solito. Paper Plane replica un po’ il compito di proseguire sulla via melodica di “Misplaced…“, ma nonostante ci sia un traghettatore di livello come Ronnie Atkins il pezzo fatica a decollare. Va meglio con The Moonflower Society, affidata ad un altro della vecchia guardia come Bob Catley che non delude, facendo risalire il livello del disco. Si prosegue di nuovo con un veterano, lo storico singer dei Mr. Big, il grande Eric Martin, che canta su Rhyme and Reason, ovvero un brano non bello come quello affidato a Catley, ma che riesce comunque a mantenere buono il livello medio. Arriva il turno di un brano diverso da tutti dagli altri, ossia Scars, che vede la partecipazione di Geoff Tate. Un brano particolare, che però regala quello che potrebbe essere il miglior guitar solo dell’album. La conclusiva Arabesque si fregia stavolta di una voce in più, saranno infatti Jorn Lande e Michael Kiske a dare il loro contributo per la closer, una canzone lunga, arricchita da cornamuse e orchestrazioni, che però non sembra all’altezza dei brani dall’alto minutaggio che di solito sono il marchio di fabbrica degli Avantasia , e che qui stranamente sono stati avaramente spesi. A tal riguardo, ho espresso qualche considerazione in più nel mio video di circa un mese fa.  Oggi, senza voler ripetere troppo, mi limiterò a dire che, anche se si può capire il bisogno di aumentare brani brevi per esigenze di set list e tempi tecnici in ottica live, questa modifica potrebbe snaturare un po’ le caratteristiche degli Avantasia. L’album ha un’ottima produzione e un confezionamento importante, ma non riesce ad essere all’altezza di alcune opere precedenti a causa di un eccessivo condizionamento imposto da scelte tecniche e logistiche, che pesano se aggiunte alla presenza anche di un paio di pezzi sottotono. Nonostante questo, rimane un platter di ottimo livello, al quale darei un:

77/100

Note

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Pubblicato da Alessio Tarsitano

Amministratore del canale you tube The Hard & Heavy By Me, appassionato di Heavy Metal, Rock, Hard Rock, e tutti generi limitrofi